OtherPhoto presenta libro:"gris-gris in senegal"di Fabrizio Biaggi
La dimensione mistica è profondamente radicata nella cultura africana. La quotidianità di queste popolazioni è intrisa di sacralità e rimane profondamente legata al culto dell’animismo. Vi trova quindi spazio una dimensione soprannaturale, che nella società occidentale è relegata perlopiù alla sfera della superstizione. Amuleti, oggetti sacri, riti, momenti e sguardi sono catturati nelle immagini di questa pubblicazione.
Sala Multiuso Paradiso |MERCOLEDÌ 10 GIUGNO 2015 | ore 21.00
Il titolo del suo libro gris-gris in Senegal fa riferimento agli oggetti sacri e ai feticci
delle popolazioni dell’Africa Occidentale. Com’è nato il suo interesse per la
sacralità africana?
L’interesse nasce casualmente, nei miei tre precedenti viaggi ho notato che queste popolazioni portavano degli amuleti ma non mi ero chiesto davvero il perché. Visionando le foto per una mostra ho notato che addosso a tutte le donne e a tutti i bambini questi oggetti erano visibili. Parlando con un mio amico senegalese ho chiesto come mai gli uomini non indossassero questi amuleti. La risposta fu semplice, gli uomini li indossano sotto l’abbigliamento a mo’ di cintura. Curioso fu anche il fatto che questi amuleti sono diversi per tipologia e contenuto. Si va dalla salvaguardia della salute, alla ricerca della fertilità, alla protezione degli spiriti maligni. Generalmente sono composti da foglietti manoscritti o prestampati di versetti coranici e da materie organiche, corna di animali, polveri ecc. Questo fu il punto focale del mio interesse. Ho contattato in seguito un’amica giornalista reporter da Dakar, Luciana De Michele per ottenere delle spiegazioni specifiche, scientifiche e storiche di questi Gris Gris. Le sue spiegazioni mi coinvolsero ulteriormente nel voler approfondire fotograficamente questo argomento.
Come ha trovato e com’è riuscito ad avvicinarsi
alle popolazioni senegalesi che ha ritratto con i suoi scatti?
Trovare delle persone che
creano degli amuleti o che fanno dei riti di magia e che per di più sono
disposti a farsi fotografare non è evidente! Per fortuna conosco abbastanza
bene il Senegal, perché ci sono stato tre volte per la realizzazione della mia
prima pubblicazione libraia, Terranga la
Vallée du fleuve. In questi viaggi ho conosciuto un ragazzo, Pithiel Saw
che ha esplorato il territorio prima del mio arrivo nella ricerca di queste
persone. Pixi ha vagato nel Senegal alla ricerca di questi “maghi” disposti
anche a farsi riprendere dalle mie macchine fotografiche.
Devo dire che
fondamentalmente non ci credo e che molti di questi maghi siano palesemente dei
ciarlatani. Comunque devo ammettere che in due casi sono rimasto a bocca aperta.
Quando ti trovi in mezzo a una zona desertica e una maga, gettando delle
conchiglie ti racconta la tua vita per filo e per segno, anche con particolari
che solo tu puoi conoscere, allora i dubbi ti vengono. Alla fine della seduta
ti dice che il viaggio di ritorno sarà positivo e che al tuo arrivo avrai una
bellissima notizia. Il pensiero da straniero è che questa vuole incrementare il
suo cachet. Fortunatamente la previsione è stata puntualmente azzeccata! E
allora la mia mente razionale comincia a pensare che qualcosa di soprannaturale
deve pur esserci.
L’impostazione molto
aggressiva degli scatti deriva dalla precedente esperienza lavorativa con una
delle migliori editor al mondo, Daria Birang, con cui ho collaborato per Bayul, terre nascoste. Ho cercato di
avvicinarmi il più possibile al soggetto utilizzando un leggero grandangolo
quasi costringendo le persone a collaborare. L’utilizzo di angolature inusuali
per la fotografia classica è voluto per mostrare quasi con gli occhi del
soggetto le sue sensazioni. Per quanto riguarda la reazione del soggetto è mia
convinzione che sia unicamente una questione di come ci si propone. Alcuni anni
orsono ero in viaggio con degli amici in Madagascar, e stranamente tutte le
persone da me si lasciavano ritrarre, gli altri fotografi ricevevano un secco
no!
Ho voluto trasmettere delle
impressioni di questi paesi e di queste “magie” cosciente che solo un filmato
può riprodurre fedelmente questi momenti. Quando si deve scegliere una selezione
di un centinaio d’immagini da seimila scatti, ci si rende conto che tutto non
si può raccontare.
Voglio ringraziare mia moglie
Monica che mi ha seguito in questo peregrinare senegalese affrontando
difficoltà e disagi non evidenti da superare. Un ringraziamento va inoltre alla mia
inseparabile guida e amico da un decennio Papithiel Saw che ha preparato e mi
ha accompagnato durante tutto il viaggio. L’ultimo ringraziamento va a Drago Stevanovic (direttore di OtherMovie) che mi ha impresso lo stimolo di riesumare questo lavoro finito
prematuramente nel cassetto degli oggetti dimenticati.