Spazio Multiuso Paradiso

Ore 18.00 Cina Cinema presenta: “Ritorno al futuro” a cura di Alex Chung

A riflettori spenti, discussione con Stephen Kelly

Il fotografo Stephen Kelly, nato nel 1983 in West Cumbria, Inghilterra, è cresciuto tra Lagos, Muscat e Hong Kong e nel 2006 si è laureato in fotografia documentaria all’Università del Galles di Newport. Dopo aver completato gli studi, Kelly è ritornato ad Hong Kong, dove ha lavorato a progetti personali, eseguito incarichi editoriali e insegnato presso il dipartimento di giornalismo della Hong Kong Baptist University.

Nella primavera del 2010 si è trasferito in Italia dove ha svolto una residenza artistica presso Fabrica, il centro di ricerca nella comunicazione di Benetton a Treviso. Nel 2013, il fotografo inglese si è stabilito a Rangoon, in Birmania, dove ha eseguito incarichi attraverso tutto il paese e al contempo ha lavorato ad un progetto personale di lunga durata esplorando questioni legate a vestigia architettoniche del passato coloniale, di cui fa parte il progetto fotografico “As the Lights Fade” (A riflettori spenti).

 

A riflettori spenti

 

Artefatti

Nel centro di Rangoon, una decrepita casa coloniale piena zeppa di attrezzatura arrugginita e artefatti cinematografici in via di marcitura ospita il “Myanmar Motion Picture Museum”; il museo del cinema birmano. Gli oggetti esposti provengono da oltre 32 studi cinematografici che esistevano ai tempi d’oro del cinema birmano.

Con l’arrivo al potere dei militari nel 1962, molti studi di registrazione dovettero chiudere, vittime di restrizioni draconiane nella produzione cinematografica e di una severa censura. Ho documentato una selezione di questi artefatti museali. Seppur rovinati da scarsa conservazione, nella speranza che possano fungere da piccola finestra sul mondo di questa - al suo tempo - grande e splendida industria.

 

Il “Waziya”

Il Waziya, ufficialmente conosciuto come “The Excelsior” durante il periodo coloniale, fu costruito negli anni Venti e figura tra i cinema più vecchi della Birmania. Durante la prima metà del XX secolo, il paese vantava un’industria cinematografica tra le più creative e prolifiche del sud-est asiatico, attirando attori tailandesi e indiani. Mentre la trasformazione di questo paese un tempo appartato prosegue a ritmo sfrenato, in tutta Rangoon gli edifici coloniali sono minacciati dalla demolizione. In uno sforzo di modernizzazione per competere con i rivali regionali vengono distrutti interi quartieri storici. Il Waziya è così l’ultimo cinema superstite in via Bogyoke Aung San, conosciuta in passato come la “fila dei cinema”, un insieme di sei cinema che risalivano a prima della Seconda guerra mondiale. 


This image is for promotional use only, in conjunction with Cinacinema presentation in Lugano on June 9th. 2015.

CinaCinema

Ore 19.00

OtherFrame presenta il video-artista Dario Cogliati: “XiAn to Beijing”, 5’ 10”, 2014     

Ore 19.06

 Phönix auf der Wolke (Phoenix on the Cloud), documentario di Yun-Long Song | CH/Cina 2011 | 57’

Il regista Yun-Long è nato nel 1976 a Yantai City in Cina. Dal 2001 vive tra Basilea e Zurigo. Tra il 2002 e il 2004 ha studiato cinematografia e giornalismo presso l'Università di Zurigo. Tra il 2004 e 2008 ha frequentato la F+F Schule für Kunst und Mediendesign di Zurigo. Dal 2008 al 2010 ha studiato al Zürcher Hochschule der Künste. Oggi lavora come regista, traduttore, interprete e insegnante di lingua. Sarà presente alla proiezione.

Il film getta uno sguardo personalesulla vita rurale in Cina che è poco conosciuta in Europa. La zona delle riprese è la regione dove ha vissuto la nonna dell’autore, che purtroppo è mancata pochi mesi fa.

Phoenix on the Cloud, documentario di Yun-Long Song

Ore20.30 RASSEGNA Cluj Shorts International Film Festival [RO] - durata 51’

Milk, No Sugar, Director: Andrei Florescu, Razvan Macovei, Drama, 2014, 15 min

In an attempt to come to terms with his life, Anton has one last shot at reconciliation with his thoughts and, therefore, with himself.

 

We'Re Not Keeping Score, Director: Ana-Maria Comanescu, Comedy, 2014, 9 min

Four short stories of couples in four different stages of a relationship.

 

Why The Dinosaurs Disappeared, Director: Mihai Ghita, Comedy, 2014, 16 min 32 sec

Sorin has a great passion for dinosaurs. He is only 8 years old, so when he accidentally finds a condom in his parents’ bedroom, he doesn’t feel puzzled, but playful. The questions arise only when the schoolmistress urges his parents to come to school. Together, they come up with an out of the box explanation.

 

Elena,  Director: Rares Stoica, Drama, 2013, 11 min

If you are going through hell, don’t stop there…

Ore 21.30 OtherFrame | Curatori: Luigi Boccadamo e Dario Cogliati

Luigi Boccadamo e Dario Cogliati introducono la sezione OtherFrame, presentando i video-artisti. Seguono le proiezioni:

 

-         Dario Cogliati: Songs fron Torture Garden, è un progetto con l’intento di trasporre 42 brani dell’opera che dà il titolo in video che variano dai 15” al 1’ | 2008/2014 | 3’

-         Alessandro Manzoni: Nelle foreste d’acqua, con improvvisazione musicale di Fabius Constable | 13’ 09” | 2015

-                         Vincent Berger: La Natura | 5’ 13” | 2014

-                         Han Session, videoclip | 5’

Tot  25’

Post_GIGER:

-                         IF: Unsuitable | 6’ 05” | 2011

-                         Dario Cogliati: Glitchportaits 1 | 10” | 2014

-                         Michele Salmi: O S  20 | 1’ 09”

-                         Vincent Berger:  Human-Nature | 3’ | 2014

-                         IF: Rewriting timecode | 6’ 05” | 2011

-                         Dario Cogliati: Glitchportaits 2 | 10” | 2014

-                         Luigi Boccadamo, Dario Cogliati: Lepidoptera Linnaeus 1488 | 2’ 28” | 2014

-                         Michele Salmi: O S  11 | 1’ 15”

-                         Dario Cogliati: Glitchportaits 3 | 10’’ | 2014

 

Tot 21’

Ore 20.00 Cinestar Lugano/ALLE NOSTRE LATITUDINI

Belinda Sallin  Director | Eric Stitzel  Photography | Marco Teufen  Sound | Birgit Munsch-Klein  Editing | Peter Bräker  Sounddesign | Renzo D’Alberto  Sound Mix | Peter Scherer  Music

Cinegrell  Digital Postproduction | Sandra Gisler, Nicole Barras  Production Manager Martin Schilt, Belinda Sallin  Co-Producer | Marcel Hoehn  Producer

 

Versione originale svizzero tedesco con sottotitoli In francese e inglese.

Con il suo primo documentario, Dark Star - H.R. Giger’s World, Belinda Sallin ci regala un ritratto sincero e toccante di un artista tanto particolare da sfiorare quasi il misticismo. Attraverso un’approfondita analisi non solo dell’artista ma anche e soprattutto dell’uomo che si nasconde dietro il mito, la regista svizzera dipinge con sincerità gli ultimi anni di una delle personalità svizzere più atipiche del nostro tempo. Sebbene la precaria situazione di salute di HR Giger abbia reso incerta la realizzazione del documentario, il clima che questa crea, una sorta di momento sospeso fra due mondi, dà al film una profondità unica. Nei pochi momenti che gli sono concessi, la regista svizzera sembra carezzare l’ombra che Giger lascia dietro di sé ad ogni passaggio. Come le sue stesse opere il mitico artista grigionese splende di una luce estremamente particolare, cupa e allo stesso tempo abbagliante; Hansruedi (come lo chiamano le persone che gli sono vicino) abita ogni corridoio di una casa che sembra fatta di carne ed ossa.

Arrivato ad un’età in cui l’opinione altrui ha ben poca importanza, Giger si presenta davanti alla telecamera in modo completamente sincero regalandoci dei preziosissimi momenti di intimità. Come lui stesso ha sottolineato fin dall’inizio, non ama parlare della sua arte ed è per questo che Belinda Sallin ha dovuto trovare degli stratagemmi per coglierne l’essenza. Giger parla poco ma esprime molto, non solo in termini verbali ma soprattutto attraverso la sua persona, attraverso il suo modo di rivolgersi agli altri (sempre estremamente generoso), attraverso il rapporto segreto che intrattiene con le cose, agli oggetti che lo circondano. Come dicono le persone che frequentano quotidianamente la sua dimora, Hansruedi è sempre presente anche se a volte è difficile scorgerlo. 

Ciò che Dark Star: HR Gigers Welt ci mostra è la straordinaria capacità di Giger di sentirsi a suo agio all’interno del suo mondo fatto di strane creature direttamente uscite dai nostri incubi. A furia di guardare il male, l’incubo dritto negli occhi, Giger è riuscito in qualche modo ad esorcizzarlo, a domarlo, regalandoci immagini di una bellezza rara e velenosa.